Prima di affrontare l’argomento sulle finiture degli impianti dentali, scopriamo come e quando sono nati gli impianti dentali.
Storia degli impianti dentali
La loro origine non è recente, come si potrebbe pensare. Infatti, è da millenni che l’uomo cerca di sostituire eventuali denti caduti, con strumenti che oggi farebbero sorridere.
Alcuni reperti archeologici nella zona di Viterbo, risalenti al V secolo A.C., dimostrano che già allora l’uomo si ingegnava per risolvere il problema. Nel caso specifico è stata trovata una lamina in oro inserita nell’area premolare e molare, allo scopo di supportare eventuali denti artificiali.
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Reperti del genere con soluzioni diverse, ma tutte adatte allo stesso scopo – sostituire denti caduti – sono state fatte in varie parti del mondo: Francia (popolazione gallo-romana), Honduras (Maya), ecc…
Da allora questi tentativi non si sono mai fermati, arrivando a realizzare qualcosa di molto simile a quello che conosciamo oggi già nel 1934, quando vengono inserite le prime viti endossee in porcellana per ancorare protesi fisse su impianti.
Anche i materiali sperimentati in quegli anni sono molteplici: oltre alla porcellana viene utilizzata una lega cromo-cobalto-molibdeno.
Nel 1947 il dott. Manlio Salvatore Formiggini, modenese,
utilizza delle viti realizzate in filo d’acciaio e ottiene buoni risultati.
Impianti dentali: la rivoluzione arriva negli anni 80
Nonostante tutti questi tentativi, è necessario attendere fino a metà anni ‘80 per poter parlare di implantologia moderna con gli impianti dentali che conosciamo oggi.
Il merito va allo svedese Branemark, e alla nuova “dottrina implantare” da lui ideata: l’osteointegrazione.
Torniamo ora all’argomento dell’articolo, le finiture degli impianti dentali.
Partiamo da un primo presupposto, per poter lavorare in modo perfetto l’impianto dentale deve necessariamente osteointegrarsi con l’osso circostante nel modo migliore possibile.
Per fare questo, negli anni, si sono fatti svariati tentativi. Avendo mantenuto fisso il materiale usato, ossia il titanio, si è lavorato sulle filettature e sulle finiture superficiali.
Sperimentazioni di geometrie di filetto e processi di finiture degli impianti dentali differenti si sono susseguiti negli ultimi trent’anni, per poter dare ai pazienti il miglior prodotto in funzione allo stato dell’arte di quel momento.
Le finiture degli impianti dentali sono principalmente due
- La prima caratterizza gli impianti nella parte superiore, zona che verrà a contatto con la gengiva. Per questo motivo, le finiture degli impianti dentali in questa area, hanno un grado di rugosità molto bassa. Per ottenere questo grado di rugosità viene eseguito un processo di burattatura che tende a arrotondare gli spigoli vivi e permette di rendere molto lisce le parti piane dell’impianto dentale.
- La seconda, che viene utilizzata per le finiture degli impianti dentali nell’area che verrà a contatto con l’osso, è più ruvida. Questa finitura viene realizzata, successivamente alla burattatura, con il processo di “pallinatura al corindone”.
Chiaramente, per non rovinare la parte superiore dell’impianto, si provvede a proteggere con dei cappucci in materiale gommoso, l’estremità dell’impianto stesso.
Ma cos’è la finitura di pallinatura al corindone? E perché è utilizzata come finitura degli impianti dentali?
Questo processo è, principalmente, un processo di pulizia superficiale dei metalli ed è eseguita con graniglia di corindone bianco. Questo materiale è caratterizzato da un’elevata purezza e assenza di contaminanti.
Questa finitura, non solo rende omogenee le superfici degli impianti dentali trattati, ma ne migliora la resistenza a fatica.
Dopo il trattamento degli impianti dentali, l’aspetto delle aree trattate è di rugosità uniforme e omogenea. Il processo è eseguito mediante un getto d’aria e graniglia (micro granuli di corindone). Questo permette un’abrasione della superficie del pezzo, la cui rugosità è regolabile in base alla dimensione della graniglia utilizzata e dalla pressione del getto d’aria.
Nell’ultima fase di finitura degli impianti dentali si posiziona la mordenzatura.
In questo processo, eseguito con degli acidi che “aggrediscono” la superficie dell’impianto che andrà a contatto con l’osso (parte superiore sempre esclusa), si rende ancor più ruvida la superficie.
Questo permette una miglior osteointegrazione dell’impianto.
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